La casa green fa bene all’ambiente e anche al portafoglio. Nell’ultimo anno, complici le aspettative sul calo dei tassi di interesse e le offerte lanciate da alcune banche per cavalcare l’onda della direttiva Ue sull’efficientamento energetico degli immobili, il costo dei mutui per abitazioni di Classe A e B ha segnato una forte contrazione. Secondo […]
Il pericolo di una seconda ondata di contagi da coronavirus potrebbe accentuare la propensione al pensionamento di insegnanti e personale tecnico-amministrativo (Ata): lo scrive oggi Il Sole 24 Ore, sottolineando che “un campanello d’allarme sull’effetto Covid-19 tra i prof è già suonato nei giorni scorsi quando è partita la nuova procedura della call veloce, targata Azzolina. Appena 2.500 precari hanno presentato domanda per spostarsi in un’altra regione (soprattutto da Sud a Nord) per conquistare un posto fisso”. Sulla propensione a lasciare il servizio pesa anche il fatto che il 2021 sarà anche l’ultimo anno per fruire dell’anticipo pensionistico Quota 100, “stime prudenziali di esperti del settore e sindacati indicano in almeno 50mila le domande in arrivo (40mila docenti o poco meno e 10mila Ata)”. Un fenomeno che, sommato all’attuale record di posti vacanti, potrebbe andare quasi a vanificare, ancora prima di essere svolti, le tre ormai imminenti procedure concorsuali per complessivi 78 mila posti da assegnare.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha grossi dubbi sul fatto che i concorsi-lumaca, regolati da bandi malfatti ed eccessivamente selettivi, possano sopperire ad un così alto numero di uscite dal lavoro favorite anche dal fatto che il 2021 sarà l’ultimo anno di ‘Quota 100’: le cattedre che si andranno a liberare nei prossimi mesi, ma anche i posti di personale Ata, che ormai fa registrare quasi 10 mila pensionamenti l’anno, difficilmente potranno essere sopperite con altrettante immissioni in ruolo, considerando anche che dalle GaE, se non si cambieranno le regole di accesso, potranno subentrare davvero in pochi. In questa situazione diventa ancora più necessario utilizzare le graduatorie d’Istituto-provinciali per procedere non solo con le supplenze ma anche alle immissioni in ruolo. Questo provvedimento, assieme alla cancellazione definitiva dell’organico di fatto, sarebbe provvidenziale, per evitare che il prossimo anno si centri un nuovo record di assunzioni a tempo determinato, prestando così il fianco ancora di più alle procedure di infrazione che la Commissione UE potrebbe attuare nei confronti dell’Italia per essere incorsa nell’abuso di precariato e nella mancata assunzione dei precari con 36 mesi di servizio, come dall’Anief denunciato da tempo al Consiglio d’Europa”.
Nella scuola i timori del Covid potrebbero accelerare i pensionamenti. “Quest’anno – scrive Il Sole 24 Ore – sulle domande presentate lo scorso gennaio e quindi prima dell’emergenza sanitaria, l’Inps ha certificato con esito positivo il diritto a pensione per circa 41.400 lavoratori del comparto, di cui circa 16.000 con i requisiti dell’anticipo “Quota 100”. E i primi di settembre sono stati liquidati circa 39.200 pensionamenti pari a quasi il 95% degli aventi diritto, di cui circa 15.300 “Quota 100”. Il dato è pressoché in linea con quello dell’anno scorso, quando tra settembre e ottobre vennero liquidati quasi 42.400 trattamenti pensionistici al personale del comparto, di cui circa 16.100 relativi al pensionamento anticipato “Quota 100”. Insomma, a gennaio potrebbe esserci un aumento di circa 10mila domande”.
L’ULTIMA CHANCE PER ADERIRE A ‘QUOTA 100’
Il quotidiano economico ricorda poi che “l’uscita anticipata con 62 anni e 38 di contributi minimi è un’opzione valida fino alla fine del 2021, ma una volta maturato il diritto potrà essere esercitato anche negli anni successivi. In pratica insegnati e personale Ata, volendo, potrebbero fare domanda di ritiro con “Quota 100” anche nel gennaio del 2022 o del 2023, se volessero fare un altro anno scolastico”. Il pensionamento di un così alto numero di lavoratori della scuola avrebbe comunque degli effetti positivi, perché andrebbe a svecchiare un comparto, in particolare quello dell’insegnamento, che può contare su due lavoratori su tre over 50: “solo l’1% del nostro corpo docente è under 30, contro il 10% della media Ocse”, sottolinea la stampa economica.
LA DEBOLE RISPOSTA DELL’AMMINISTRAZIONE
Ma l’amministrazione pubblica come si prepara a questa nuova ondata di uscite dalla scuola? “Considerati anche gli attuali limiti del sistema di reclutamento nella scuola (Gae vuote, ormai anche al Sud), Lucia Azzolina è pronta a far partire i nuovi concorsi a cattedra per 78mila posti (le prove dovrebbero partire nel mese di ottobre). L’auspicio al dicastero di Viale Trastevere è che non ci siano intoppi, e che, almeno la selezione straordinaria, riservata ai precari storici con più di 36 mesi di servizio alle spalle, che garantisce 32mila ingressi, possa concludersi in tempo utile per le immissioni in ruolo di settembre 2021”.
IL PARERE DEL SINDACATO
La speranza di vedere assunti i vincitori di concorso, non solo quello riservato ai docenti della secondaria, ma anche i due ordinari, è veramente di tutti. Il problema è che quasi altrettanti posti si libereranno tra meno di un anno: “questo significa – commenta Marcello Pacifico, leader dell’Anief – che nella scuola l’emergenza precariato non potrà essere certamente debellata con i soli concorsi pubblici e riservati. Peraltro, va ricordato che i vincitori e idonei dei concorsi verranno assorbiti nei ruoli non di certo in un’unica annualità ma ‘spalmati’ nel triennio successivo. Mentre l’esigenza di coprire il turn over e i posti già liberi, per non parlare di quelli mascherati in organico di fatto e delle 60 mila deroghe su sostegno, vacanti a tutti gli effetti ma assegnate per legge al 30 giugno, si riproporrà con tutti i problemi che comporta già nel corso della prossima estate”.